Negli anni scorsi, il Game Chef è stata una corsa adrenalinica.
Pochi giorni per trasformarsi da «Non ho idee, non c’è nulla di interessante che possa uscire dal mio cervello» a «Ho scritto un gioco. Ho scritto un cazzo di gioco!».
È una sensazione esaltante, gratificante e difficile da ottenere.
Il pregio principale del Game Chef è proprio quello: costringerti a finire.
I giochi che escono dal Game Chef non saranno i migliori (non sùbito), non saranno perfetti, non saranno unici, ma saranno finiti. Consegnati. Potrai guardare la tua pagina e dire a te stesso: «Ho scritto un gioco. Non sarà perfetto, ma l’ho fatto».
Il concorso stesso diventerà, quindi, una scusa, una facciata per costringere te stesso a gettarti oltre l’ostacolo, a superare quella barriera che ti ripete che non puoi farcela, che non sei un game designer.
Attraverso il Game Chef abbatterai quella barriera, e vedrai le tue capacità per quello che valgono davvero.
L:G:F è un esempio di quello che dico: scritto in meno di quattro giorni, a séguito di un’idea fulminante, mi ha costretto a rimettere in gioco tutta la sfiducia che avevo nelle mie capacità. Non è perfetto, ma è completo, e una possibile base per lavori futuri.
– Ezio Melega, membro della cabala del Game Chef Pummarola Ediscion 2013 e finalista del Game Chef Pummarola Ediscion 2014 (L:G:F)