Ciao a tutti,
mettersi alla prova in pubblico è sempre qualcosa che mi ha spaventato: sono profondamente insicuro sulle mie doti e la paura di non risultare all’altezza degli altri può farti vivere davvero male.
Fortunatamente, non è il caso di questo contest: è davvero un luogo di scambio di idee, di crescita, e dove potersi misurare con persone che stimi e a cui vuoi bene.
Il mio primo progetto mi è, infatti, uscito dal cuore: stavo scrivendo un piccolo racconto che parlava di persone affette da patologie neurodegenerative che si trovavano di fronte a un evento epocale, come un’apocalisse, e quindi abbandonati a loro stessi, ma con l’incrollabile voglia di vivere ancora una giornata. Con gli ingredienti di quell’anno [N.d.C.: il 2015], il mio racconto si sposava incredibilmente bene e, quindi, mi è venuto quasi naturale provare un adattamento per crearne un gioco, con l’idea di far provare per qualche minuto cosa significa essere disabili a chi non lo è.
Il progetto ha ricevuto una menzione d’onore e, quindi, mi sono detto: “Non è tutto nella mia testa! Ci sono altre persone che possono apprezzare e che possono trovare spunto dalle mie idee”.
Credo che questo sia lo spirito migliore per partecipare a questo concorso, nel nostro piccolo mondo fatto di giochi, dove l’essenziale dell’esperienza è quello di socializzare divertendosi, di conoscere nuove persone e di perdersi un po’ dentro di esse.
— Davide Falzani, finalista del Game Chef Pummarola Ediscion 2015 (Wheelchair Apocalypse)